En realidad, non tenía la intención de escribir sobre lo ocurrido en Barcelona – el violento desalojo de los “indignados” – por varios motivos. Ante todo, porque es un problema más bien de índole política; luego porque la evidencia necesita pocas palabras. Y pocas serán estas líneas.
Decía en los foros, lo he dicho en la radio y
en muchas conversaciones, sobre todo con estudiantes de periodismo, que lo de
ayer es casi de libro: sin salir de la crónica, los periodistas ya estamos
opinando. Porque la evidencia de una brutalidad innecesaria ya contiene un
juicio. Sobre la inoportunidad de una decisión política, aun fundada en leyes y
normas; sobre el exceso en los métodos ordenados; sobre los ulteriores excesos
de los que ha ejecutado las ordénese en el terreno.
Que la autoridad democráticamente designada,
cuando hace cumplir las leyes, pueda recurrir a la fuerza, lo tenemos asumido
como parte de nuestras reglas de convivencia. Lo que no tenemos asumido, ni
tenemos intención de asumirlo, es el exceso, brutal, gratuito y hasta obsceno.
Como, por ejemplo, seguir aporreando gentes que ya están en suelo, reducidas,
inermes, sin posibilidad de constituir una amenaza. O la otra obscenidad, la
del vergonzoso espectáculo de una persona maltratada en su silla de minusválido.
Son innumerables los testimonios – vídeos, fotografías, constataciones oculares
– para que alguien pueda negar o sólo dudar.
Esa es la violencia gratuita cuya justificación
sólo la puede buscar la tozudez de la política que niega los hechos, en una
defensa numantina de lo indefendible. Por eso, pidiendo perdón a los militantes
de Convergència i Unió - y hay muchos de buena fe, ciudadanos que también
censuran lo ocurrido - déjenme que mantenga ese sarcasmo que lancé en Twitter: “Contundència
i Unió”. Una contundencia gratuita, esencia de la más impopular antipolítica a
porrazo limpio.
In realtà, non avevo l'intenzione di scrivere su quanto accaduto a Barcellona – il violento sgombero degli "indignati" – per vari motivi. Innanzi tutto perché è soprattutto un problema d'indole politica; in secondo luogo, perché l'evidenza ha bisogno di poche parole. E poche saranno queste righe.
Dicevo nei fori, l’ho detto alla radio e in molte conversazioni, soprattutto con studenti di giornalismo, che ciò che è accaduto ieri è da libro: senza abbandonare la cronaca, noi giornalisti già stiamo opinando. Perché l’evidenza di una brutalità innecessaria già contiene un giudizio. Sull’inopportunità di una decisione politica, anche se fondata su leggi e norme; sull’eccesso nei metodi ordinati; sugli ulteriori eccessi di chi ha eseguito gli ordini sul terreno.
Che l’autorità democraticamente designata, quando fa osservare le leggi, possa ricorrere alla forza, lo assumiamo quale parte delle regole di convivenza che siamo dati. Ciò che non abbiamo accettato, e non abbiamo nessuna intenzione di accettare, è l’eccesso, brutale, gratuito e persino osceno. Come, per esempio, continuare a manganellare gente che già sta per terra, ridotta, inerme, senza possibilità di costituire una minaccia. Oppure, l’altra oscenità, quella del vergognoso spettacolo di una persona maltrattata sulla sua sedia da diversamente abile. Sono innumerevoli le testimonianze – video, foto, constatazioni oculari – perché qualcuno possa negare o solo dubitare.
Quella è la violenza gratuita la cui giustificazione può essere ricercata solo nella testardaggine della politica che nega i fatti, in una difesa numantina dell’indifendibile. Per questo, chiedendo scusa ai militanti di Convergència i Unió – e ce ne sono molti di buona fede, cittadini che censurano ciò che è accaduto – lasciatemi mantenere quel sarcasmo che ho lanciato via Twitter: “Contundència i Unió”. Un modo di agire contundente e gratuito, essenza della più impopolare antipolitica a manganellate.
In realtà, non avevo l'intenzione di scrivere su quanto accaduto a Barcellona – il violento sgombero degli "indignati" – per vari motivi. Innanzi tutto perché è soprattutto un problema d'indole politica; in secondo luogo, perché l'evidenza ha bisogno di poche parole. E poche saranno queste righe.
Dicevo nei fori, l’ho detto alla radio e in molte conversazioni, soprattutto con studenti di giornalismo, che ciò che è accaduto ieri è da libro: senza abbandonare la cronaca, noi giornalisti già stiamo opinando. Perché l’evidenza di una brutalità innecessaria già contiene un giudizio. Sull’inopportunità di una decisione politica, anche se fondata su leggi e norme; sull’eccesso nei metodi ordinati; sugli ulteriori eccessi di chi ha eseguito gli ordini sul terreno.
Che l’autorità democraticamente designata, quando fa osservare le leggi, possa ricorrere alla forza, lo assumiamo quale parte delle regole di convivenza che siamo dati. Ciò che non abbiamo accettato, e non abbiamo nessuna intenzione di accettare, è l’eccesso, brutale, gratuito e persino osceno. Come, per esempio, continuare a manganellare gente che già sta per terra, ridotta, inerme, senza possibilità di costituire una minaccia. Oppure, l’altra oscenità, quella del vergognoso spettacolo di una persona maltrattata sulla sua sedia da diversamente abile. Sono innumerevoli le testimonianze – video, foto, constatazioni oculari – perché qualcuno possa negare o solo dubitare.
Quella è la violenza gratuita la cui giustificazione può essere ricercata solo nella testardaggine della politica che nega i fatti, in una difesa numantina dell’indifendibile. Per questo, chiedendo scusa ai militanti di Convergència i Unió – e ce ne sono molti di buona fede, cittadini che censurano ciò che è accaduto – lasciatemi mantenere quel sarcasmo che ho lanciato via Twitter: “Contundència i Unió”. Un modo di agire contundente e gratuito, essenza della più impopolare antipolitica a manganellate.
Hola Josto, soy Pily Dopazo, la sueca :-)) El tema es por si haces visitas y charlas en colegios, me interesaría saberlo y, ofrecerte venir al mío a darle una charla de periodismo a los chavales. Eso siempre y cuando estés dispuesto a subirte al norte, a Pontevedra. Ya me cuentas ok?
ResponderEliminarUn besiño Josto.
Pily Dopazo