(51) Luego pretendemos que tengan confianza en la prensa y en los periodistas Poi pretendiamo che abbiano fiducia nella stampa e nei giornalisti

Quienes ejercemos esta difícil y fascinante profesión olvidamos frecuentemente unos pocos axiomas, los que marcan algunas de las principales pautas que nos ayudan a mantener el rigor y a cuidar día tras día ese bien tan precioso que se llama credibilidad. Un bien, lamento reconocerlo, que padece los estragos de la inflación por ligereza, por interés de variada naturaleza, porque a veces la tentación de lo fácil, rápido y eficaz es más fuerte del deber de la contención en el marco de lo correcto, comprobado y neutral.

  Por eso, la credibilidad los medios y los profesionales tardamos y sudamos en conquistarla y luego, al primer error, la perdemos en un pispás. A partir de ese momento, reconquistarla se pone muy cuesta arriba y es muy difícil abrir una brecha en la legítima desconfianza de nuestros lectores, escuchantes y telespectadores.

   Acabo de darme la habitual vuelta para ver cómo y de qué habla prensa internacional y vuelvo con un buen (mal) ejemplo de lo que acabo de escribir. Ya sé que se trata de Venezuela, la Venezuela de Chávez, y que el clima sociopolítico de ese país non es el más propicio para trabajar con total serenidad y rigor. Pero hay un límite a todo y, sin entrar en juicios de intenciones, quiero sólo reseñar que dos periódicos nacionales, el mismo día y con pocas horas de diferencia, no deberían titular y escribir contando la realidad de manera diametralmente opuesta.

  Por cierto, si queremos afinar, hay que decir ninguno de los dos medios cuenta, en su momento, que en Trípoli ni han prestado atención a la propuesta del pintoresco bocazas que gobierna en Caracas.

Noi che esercitiamo questa difficile e affascinante professione dimentichiamo con frequenza alcuni assiomi, quelli che segnano alcune tra le principali regole che ci aiutano a mantenere il rigore e a curare giorno dietro giorno quel bene tanto prezioso che si chiama credibilità. Un bene, mi spiace riconoscerlo, che subisce gli strali dell’inflazione dovuta alla leggerezza a causa d’interessi di diversa natura, alla tentazione di preferire la via facile, rapida ed efficace a scapito del dovere della contenzione nell’ambito della correzione, verifica e neutralità.

  Per questi motivi, l’attendibilità media e giornalisti tardiamo sudiamo molto prima di conquistarla, per poi, al primo errore, perderla in un battibaleno. Da quel momento, riconquistarla è un cammino tutto in salita ed è molto difficile aprire una breccia nella legittima circospezione dei nostri lettori, ascoltatori e telespettatori.

  Ho appena terminato il mio abituale giro per il mondo, per vedere come e di che cosa parla la stampa internazionale. Torno con un buon (cattivo) esempio di ciò che intendevo dire. Sì, so bene che si tratta del Venezuela, del Venezuela di Chávez, e che il clima sociopolitico di quel paese non è il più propizio per lavorare con completa serenità e rigore. C’è però un limite a tutto e, senza voler giudicare le intenzioni, voglio solo mostrare come due testate nazionali, lo stesso giorno e a poche ore di differenza, non dovrebbero titolare e scrivere narrando la realtà in modo diametralmente opposto.

  Ah, se voglio andare per il sottile, bisogna pure dire che nessuno dei due giornali racconta che a Tripoli non hanno prestato la benché minima attenzione alla proposta del pittoresco chiacchierone che governa a Caracas.