(68) Basta ya, basta ya, basta ya, basta ya, basta ya… (ad libitum) Basta, basta, basta, basta, basta… (ad libitum)

Por principio, casi nunca compro algo que alguien me ha ofrecido. Y si me lo ofrecen con insistencia, reiteración, alevosía, nocturnidad y muchas otras circunstancias agravantes, seguro que ese producto lo borro de mi lista de apetencias. Tengo gustos muy firmes y personales y en las compras no admito interferencias. Así de claro. Salvo que sea yo, antes de tomar una decisión, quien requiera el consejo de un experto del ramo.

  Entre periodismo y publicidad no puede haber confusión y, sin embargo, hay que reconocer que son vasos comunicantes con algún grado de dependencia recíproca. Lo que significa que, aun reconociendo yo la función informativa de la publicidad, la de alimento y sustento de los medios en los que nos expresamos, puedo entrar en contradicción al tener cierta aversión al bombardeo de anuncios. Lo que conlleva que algunos conocidos y amigos del gremio de la “pro-paganda” (una etimología "macarronica" sería reveladora) me miren con perplejidad y algo de desconfianza.

  ¿Adónde quiero llegar? Pues a rescatar ese grito enloquecido - «Estoy más que harto y no quiero seguir soportándolo» - que retumbó en la película “Network” (Un mundo implacable, 1976). ¿Se acuerdan?

  La mía es la exasperación de muchos y este es un desahogo que quiero hacer público. Por eso aprovecho el blog. Para reiterar mi cansancio y mi protesta y también, al mismo tiempo, para avisar a los que todavía no han sido alcanzados por las lapas telefónicas, esas moscas tele-cojoneras que irrumpen en nuestras casas y despachos y que tampoco se privan, vía móvil, de cazarnos cuando estamos por allí, no importa donde, con el objetivo de convencernos de que nuestro teléfono o Pda son obsoletos, que hay que modificar el contrato pasando a uno más conveniente o - también eso ofrecen - para que compremos un producto de un largo catalogo gracias a un programa de puntos. Y que conste, nos van a regalar puntos para todo salga más barato.

  Bien. Mejor dicho, muy mal. Hoy quiero señalar un número, el que aparece en la pantalla de mi Pda con inaceptable frecuencia. Cualquier día, en cualquier hora, casi siempre en los momentos más intempestivos e inoportunos. Para que Uds. lo reconozcan y rechacen la llamada sin perder tiempo, para que conste mi hartazgo y mi desesperación, aquí lo tienen en el tamaño que merece toda mi repulsión:

 Gracias por la comprensión y colaboración. Hagamos una cadena. Infranqueable. Y oídos sordos.

Per principio, non sono solito comprare prodotti che qualcuno mi offre. E se mi sono offerti con insistenza, reiterazione, inganno, orario notturno e molte altre circostanze aggravanti, allora è sicuro che quei prodotti scompariranno dalla lista dei miei desideri. Ho gusti chiari e molto personali e negli acquisti non ammetto interferenze. Salvo che sia io, prima di decidere, a richiedere l’opinione di un amico o di un esperto del ramo.

  Tra giornalismo e pubblicità non ci può essere confusione e, ciononostante, dobbiamo riconoscere che sono vasi comunicanti con qualche grado di reciproca dipendenza. Ciò significa che, pur riconoscendo la funzione informativa della pubblicità, quella di alimento e sostegno dei media nei quali ci esprimiamo, posso entrare in contraddizione quando provo certa avversione nei confronti del bombardamento di annunci. Questo mio atteggiamento spesso provoca che amici e conoscenti del settore “pro-paganda” (un’etimologia “maccheronica” lo direbbe tutto) mi guardino con perplessità e con un po’ di sospetto.

  Dove voglio arrivare? Beh, per esempio a evocare quell’urlo folle - «Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più» - che echeggiò nel film Network (Quinto potere, 1976). Lo ricordano?

  
  La mia è l’esasperazione di molte persone e questo è uno sfogo che voglio rendere pubblico. Per questo motivo utilizzo il blog. Per ribadire la mia stanchezza e la mia protesta e, allo stesso tempo, per avvisare chi ancora non è stato raggiunto dalle piattole telefoniche, quelle mosche tele-cavalline che irrompono nelle nostre case e uffici e che non si fanno scrupolo di molestarci quando ci troviamo, non importa dove, a tiro di telefonino. Lo fanno per dirci che il nostro telefono o il palmare sono vecchi, che dobbiamo modificare il nostro abbonamento telefonico perché non è adeguato, oppure - ci offrono pure questo – insistono nel volerci far comprare un qualsiasi prodotto di un ampio catalogo grazie a un programma di punti. Non senza informarci, naturalmente, che ci faranno ossequio di un po’ di quei punti al fine di farci fare un affare.

  Bene. O meglio, molto male. Oggi voglio segnalare un numero, quello che compare sul display del mio palmare con un’inaccettabile frequenza. Qualsiasi giorno, a qualsiasi ora, molto spesso nei momenti più inopportuni. Affinché possiate riconoscere e rifiutare queste chiamate senza perdere tempo, affinché possano essere chiare la mia stanchezza e la disperazione, ecco il numero, nelle dimensioni prossime alla mia riprovazione:

  Grazie per la comprensione e collaborazione. Facciamo una catena. Invalicabile. E orecchie da mercante.